domenica 10 marzo 2013

Inciucio

Sto cercando disperatamente di non interessarmi alle manovre politiche di questi giorni, non per disinteresse, ma per evitare di rodermi il fegato. Ieri sera però, in un dopo cena con amici, si è finito per accennare a qualcosa e il livello di disperazione è salito a livelli preoccupanti.

Il punto è quello, dolente, di cui tutti stanno parlando: questa legislatura riuscirà a presentare un governo? E se non ci riuscisse si andrà a nuove elezioni? E se il risultato fosse di nuovo simile a questo?

Quello che mi colpisce è che l'idea di trovare degli accordi sia visto da molti come un inciucio e stamane ho trovato un articolo sul Corriere che esprimeva i miei stessi dubbi in proposito:
"Il compromesso non è un delitto". Mi ha colpito particolarmente questo pensiero:
"(...) oggi chi pronuncia la parola dialogo viene iscritto immediatamente al partito dell'inciucio. Il confronto tra avversari è un valore negativo che espone subito alla gogna della Rete. (...)"

Ma scusate, la politica cos'è? Per me la politica è sempre stata l'arte del dialogo e del compromesso. E' chiaro che i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei padroni partiranno da interessi e valori opposti, ma è anche chiaro che senza chi lavora e senza chi investe, nessuno guadagna. Insomma, l'unico modo per andare avanti e "vincere tutti" è quello di trovare dei compromessi tra opposti interessi.



Per questo è sempre avuto dubbi sulla validità del sistema Grillo: se anche fosse vero che le idee e i programmi sono stati decisi a maggioranza via votazioni on-line, poi i rappresentanti di quelle idee devono avere la libertà di discuterle con gli altri rappresentanti e, dopo una giusta e sacrosanta analisi, arrivare ad una sintesi che, magari, non è esattamente quella uscita dal blog di Beppe, perché ha dovuto tenere conto delle esigenze e degli interessi anche di chi ha di rappresentanti diversi dai loro. Altrimenti si finisce in un muro contro muro che ha come unico sbocco la dittatura di una parte dell'elettorato sull'altra.

Il problema degli ultimi anni non è stato secondo me il fatto che ci siano stati casi di ingovernabilità perché alcune persone, elette in uno schieramento, hanno visto bene di cambiare casacca in corsa, ma perché lo hanno fatto per loro tornaconto personale e non per servizio (perché la politica dovrebbe essere servizio alla nazione).

Personalmente continuo a pensare che i politici debbano avere un margine di manovra per poter fare leggi che non piacciono al loro elettorato, se queste stesse leggi sono a vantaggio della nazione, altrimenti il rischio è che si cerchi solo il consenso a breve termine, con i disastri che sono così capitati.    Non mi piace l'idea di rappresentanti che vanno avanti a colpi di sondaggi, siano essi fatti da agenzie apposite o da questionari sul blog, mi sa di populismo. Mi piace l'idea di rappresentanti che, dopo aver studiato o fatto studiare diverse soluzioni a determinati problemi, dopo consultazioni tra loro, spieghino al loro elettorato per quali ragioni hanno scelto una strada piuttosto che l'altra (e ovviamente tali ragioni devono poter essere il più possibile motivate e inoppugnabili).

Questa legge elettorale fa schifo, non c'è dubbio, perché toglie il diritto al cittadino per darlo al partito. E' una legge che è stata pensata per la governabilità (con il premio alla maggioranza), ma presupponendo che gli schieramenti in campo fossero due, o almeno fossero due quelli più importanti.

Ora siamo allo stallo perché ci sono 3 schieramenti pressoché in parità. Ha senso modificarla in modo che chi ha la maggioranza relativa alle votazioni, abbia la maggioranza assoluta di seggi anche al senato? A me sembra una forzatura, oltre al fatto che assomiglia tantissimo a quella fatta da Mussolini per rimanere al potere (ho fatto fare una ricerca a mio marito per essere certa di questa cosa...). O passiamo al doppio turno alla francese, e quindi contiamo la maggioranza che esce fuori dal secondo turno come quella significativa (ma a quel punto probabilmente dovremmo passare anche alla repubblica presidenziale), oppure ci roviniamo con le nostre stesse mani... di nuovo!

E non capisco, non capisco proprio perché il movimento 5 stelle, che sta affossando senza tanti giri di parole ogni tentativo di dialogo di Bersani, stia ancora guadagnando dai sondaggi! Ma ci piace così tanto mostrarci ingovernabili? Ma ci rendiamo conto che senza un governo, non possiamo fare nulla di quanto serve per migliorare questo Paese? Possibile che chi è causa di questo stallo possa essere ulteriormente premiato? Io non mi capacito di questo fatto.

Mi si è risposto che è una questione di coerenza: Grillo aveva detto che il M5S non si sarebbe apparentato con nessuno e adesso sta facendo quello che ha detto. Ma l'antico detto "Sbagliare è umano, perseverare è diabolico" non l'ha mai sentito nessuno? Perché la coerenza è così sopravvalutata oggigiorno? Forse perché non ce n'è più?

Non è che io sia contro la coerenza, ma sono anche a favore del ravvedimento e del confronto: una persona può cambiare idea, se si accorge di aver sbagliato, no? Oppure deve rimanere ancorata a ciò che ha detto in passato per forza? Stiamo dicendo che Hitler è da ammirare perché non ha mai fatto marcia indietro sui campi di concentramento? Un Hitler che, in un attacco di coscienza, avesse capito di aver fatto una marea di cazzate e avesse deciso di chiuderli, restituendo per quanto possibile gli averi ai superstiti, sarebbe stato peggio di quello che abbiamo in realtà avuto? Non avrebbe potuto resuscitare i morti o far dimenticare il male compiuto, ma ne avrebbe risparmiato dell'altro, no?

Non sto mettendo a confronto Beppe Grillo con Hitler, ci manca, ma per dire che la coerenza è un po' sopravvalutata, proprio perché i politici italiani hanno purtroppo dimostrato di essere privi SOLO per il proprio tornaconto.

Come si può governare con questi numeri senza cercare delle convergenze? Allora ha senso mantenersi distaccati invocando come motivazione la sola coerenza? Non è una forma di incapacità di fare politica?  Ed è giusto premiarla?

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