lunedì 4 marzo 2013

Educare senza vietare?

Stavo leggendo un post del blog "La 27esima ora" del Corriere: la giornalista, di ritorno da Amsterdam, si domanda se il quartiere a luci rosse di quella città non sia una specie di zoo del sesso e se non dovremmo indignarci, senza per questo nascondere che in Italia lo "zoo" è a cielo aperto.


Premetto che, come potrete immaginare, sono contraria alla prostituzione, ma riconosco che ci sono differenze tra una ragazza che è costretta a prostituirsi e una che lo sceglie. Sì, perché nonostante tutto sono sicura che ci siano donne (e uomini) che scelgono consapevolmente di offrire prestazioni sessuali e anche nel linguaggio tendiamo a indicare con termini differenti la prostituita (obbligata) e la escort (libera), anche se poi, alla fine della fiera, fanno le stesse cose (ma probabilmente con tariffe, e clientele, differenti).

In realtà trovo che anche le attrici porno facciano qualcosa di non molto diverso, anche se, per ignoranza mia, non so quanto siano completi i rapporti che hanno gli attori porno su un set. Però il porno non è illegale, mi pare, e anche questo un po' mi stupisce.

Comunque, premesse a parte, la questione è sempre e solo una: sarebbe meglio o no legalizzare la prostituzione? E' vero, come fa notare la giornalista, che anche nel quartiere a luci rosse di Amsterdam la maggioranza delle prostitute è straniera, come nelle nostre strade, e quindi probabilmente costretta a quel mestiere dalle difficoltà economiche, più che da un protettore. Insomma, sono comunque "schiave", anche se in maniera meno evidente di quelle che battono da noi.

Chi è a favore della riapertura delle case chiuse, espone di solito 3 argomenti per perorare la sua causa:

  1. rendere legale la prostituzione taglia le gambe al traffico illegale di ragazze: a parte i pervertiti che amano stuprare le ragazzine, si pensa/spera che gli altri preferiranno andare con prostitute legali, piuttosto che illegali (anche per questioni di salute, se non altro...)
  2. dovrebbero anche drasticamente diminuire le prostitute "coatte" a favore di quelle che decidono di farlo
  3. le prostitute legali pagherebbero le tasse.
Il primo e l'ultimo punto sono gli stessi che vengono usati in generale per tutti i tipi di legalizzazione (per esempio per le droghe). 

Io non so quale sia la scelta migliore, so però quello che vorrei: che la prostituzione non esistesse. Personalmente arrivo a pensare che chi si prostituisce coscientemente ha qualche problema psicologico,  qualcosa che le/gli permette di staccare il corpo dal cervello e/o dal cuore. E questo vale anche per le attrici e gli attori porno. Una forma di schizofrenia che permette a queste persone di dissociare i loro gesti da quello che essi significano.

E' chiaramente la mia personalissima opinione.

Ma anche chi non è della mia opinione spesso ritiene che la prostituzione sia una forma denigrante per una persona e giustifica quindi la legge restrittiva italiana. 
La questione è che tale legge non è riuscita a debellare la prostituzione, e ne abbiamo la prova ogni volta che passiamo per certe strade. E quindi? 

Io penso che sarebbe più utile fare educazione: educazione al rispetto, alla consapevolezza del proprio corpo e di come esso sia legato al nostro Io più profondo. Ma come può uno Stato educare così e nel frattempo permettere le case chiuse?

Ma poi mi dico: non fa così con le sigarette? Mi spiego: permette (e guadagna) sulle vendite delle sigarette, ma poi paga campagne di sensibilizzazione contro il tabagismo, impone scritte a caratteri cubitali sui pacchetti, ecc. E quindi? Sbaglia col tabacco o sbaglia con la prostituzione?



















Mica vi aspettate che sappia la risposta, vero? :-D

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