giovedì 22 novembre 2012

Un tranquillo pomeriggio di follia...

Non credo di essere una mamma ansiosa, indipendentemente da ciò che dice o pensa mio marito ;-p
L'unica cosa che mi crea angoscia è la manifestazione di qualche allergia, perché siamo una famiglia predisposta e nei casi più gravi può essere davvero pericolosa. Per il resto normalmente passo per una mamma ipo-protettiva e un po' me ne vanto ;-) Il "merito" è di mia mamma (ricordo di averla vista a volte preoccupata, ma mai in panico, neanche quando ne avrebbe avuto ben donde), del fatto di aver visto molti bambini (con quattro fratelli minori sono messa meglio di buona parte della popolazione italiana) e di un po' di sana incoscienza.

Questo per dire che ieri, quando ho scoperto che mia figlia Elisabetta si era scolata circa metà flacone di Fluormil (integratore al fluoro), sono stata indecisa se chiamare il centro antiveleni o far finta di niente (che cavolo potrà mai fare il fluoro, mi sono chiesta...), così, tanto per condividere l'indecisione, ho messo un post su facebook:
mia figlia si è appena scolata mezzo flaconcino di fluormil: sta per morire??? :-?
Il problema è stato che, invece del solito commento deficiente, ho ricevuto per risposta un allarmato "chiama subito il centro antiveleno dell'ospedale di Gallarate!" da un'amica, mamma, di mia sorella. Sia chiaro, è una risposta saggia da parte di una mamma responsabile, infatti mi ha fatto subito sentire una mamma disumana e ho chiamato il centro antiveleni di Milano (a Gallarate non esiste...).



Risponde una dottoressa, a cui spiego cosa è successo e lei mi dice: "mezzo flacone non dovrebbe creare problemi, ma visto che si tratta di una bimba piccola, conviene che la porti al pronto soccorso all'ospedale: le faranno un esame per vedere se ha un'ipocalcemia ed eventualmente le daranno un'integrazione di calcio". A questo punto la mia natura minimalista ha avuto la tentazione di dare un bicchiere di latte alla bimba e far finta di niente, poi però il senso di colpa ha avuto il sopravvento e, dopo aver chiamato mia mamma per assicurarmi che qualcuno si occupasse di Andrea (Eleonora era già felicemente da mia suocera), sono andata.

Solita trafila (ormai siamo esperti), per fortuna non c'era nessuno in attesa ed entriamo subito dalla dottoressa, che stranamente non conoscevo. Racconto per la terza volta cosa è successo e lei chiama il centro antiveleno, ma trova una dottoressa diversa: mentre ascolto la loro conversazione penso: "Ma perché, perché, perché non l'ho beccata io questa???" Perché penso questo? Perché quest'altra dottoressa la pensa diversamente da quella che ho sentito solo 20 minuti prima: mezzo flacone non dovrebbe creare problemi, al limite si può dare preventivamente una dose di integratore al calcio, giusto per stare tranquilli (vedi che dovevo darle il bicchiere di latte???) e rimandarla a casa. Benissimo!
Ma sento che la dottoressa davanti a me dice "Ma non so, non vorrei che la mamma qui rimanesse in ansia..."

No, non si preoccupi, la mia ansia è pari a zero, mi dia quell'integratore che ce ne torniamo tutti a casa!

E invece no... mette giù la cornetta, mi spiega che lei non da il calcio a una bambina così piccola senza motivo, quindi è meglio che rimaniamo qui in osservazione per qualche ora (!!!), poi facciamo un esame del sangue per controllare se è in ipocalcemia e quindi eventualmente diamo l'integratore. Chiedo indicativamente quante ore e lei risponde che l'ipocalcemia si manifesta tra le 2 e le 4 ore dopo l'assunzione di fluoro, quindi faremo l'esame dopo le 18... Argh! Mi chiedo, ma la "cara" dottoressa del centro antiveleno di Milano non poteva dirmelo che bisogna aspettare tutto questo tempo prima di fare il controllo della calcemia? Potevamo starcene comodamente a casa e poi andare in ospedale la sera... va be', ormai siamo qui.

Per fortuna posso portare la bambina nella sala giochi del reparto di pediatria, ma alle 19.00 non ci hanno ancora chiamati, così torno in ambulatorio, dove mi dicono che faranno il prelievo alle 19.30 per sicurezza. Nel frattempo però la sala di attesa si sta riempiendo, quindi alla fine il prelievo lo fanno dopo le 19.45, quando sia io che Elisabetta siamo isteriche per ipoglicemia altro che calcio: non mangiamo dalle 15.00 e non so chi delle due ne risenta di più...

Fatto il prelievo, possiamo finalmente uscire per comprare qualcosa da mangiare (gli esiti li avremo solo un'ora dopo), peccato che il bar dell'ospedale chiuda alle 19.00, il bar-pizzeria di fronte sia chiuso pure lui, come ovviamente la pasticceria e il bar poco oltre. Torniamo quindi indietro e  ci incamminiamo nella direzione opposta, mentre mi chiama mio marito. Gli racconto, ormai fuori di me, della ricerca del bar e lui mi domanda: "ma perché stai cercando un bar?" Ma come perché??? Perché ho fame!! Non so come mai, ma non ha apprezzato il mio tono...

In ogni caso ne troviamo uno aperto, che molto gentilmente riesce a offrirci due panini. Rifocillate e finalmente tranquille, torniamo in ospedale. Alle 20.20 finalmente ci comunicano che la bimba non è in ipocalcemia e possiamo tornarcene a casa, non prima di essere ripassati a recuperare il foglio di dimissioni.

Cari amici, se mai dovesse capitarvi che vostro figlio si beva il flacone di fluoro, un bel bicchiere di latte e chi s'è visto, s'è visto, datemi retta!


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